10.4.17

La partita del tifoso - La crisi dei nostri detrattori.

Vabbè, non fai in tempo a scrivere che questa Paganese del girone di ritorno, trasformatasi in vendicatrice seriale di quella dell’andata, si stava togliendo i paccheri da faccia, che sei subito smentito. Ora ‘sti ragazzi si mettono pure a battere squadre che avevano già perso nel primo scontro diretto. Insomma: “Una pe' bevere e n' ata pe' sciacquà”. Non è giusto però, uno fa tanto per inventarsi cosa scrivere, guadagnarsi la pagnotta settimanale ed eccolo lì a doversi inventarne un’altra! E che m’invento adesso? Sono in crisi, lo ammetto. La stessa crisi che, poverini, stanno attraversando tutti i nostri detrattori, vicini e lontani. Tutti quelli che: “Sì, come no, aspetta che ne vincono un’altra!”; oppure quelli che, in estate: “Noooo, stavolta falliscono. Sicuro!”. Come dimenticare quelli che: “Illusi, per aver vinto due partite consecutive, già si sentono salvi. Ancora devono vedere, quanto è lunga!”. Ci sono pure quelli che, dando di gomito al vicino, distratto da un forte e antipatico quanto endemico (dal vocabolario online dellaTreccani: Proprio di un determinato territorio, detto di malattie: morbo e., a carattere e., di natura e.) formicolio nella parte alta della tempia: “Ma li senti, mo parlano di fare i playoff, ‘sti illusi!”.

Eh sì, perché il bello di questa Paganese è che meraviglia tutti, per i risultati, il gioco e, ultimamente, anche per la consapevolezza nei propri mezzi che palesa partita dopo partita. Certo, qualcuno si meraviglia, qualcun altro fa con le c…a (capa) nel muro ma tant’è. Il malcapitato Akragas ha fatto quello che poteva. Il primo tempo si è in pratica giocato a porta americana, solo che il portiere lo mettevano sempre loro, mentre il nostro prendeva il sole, risparmiando sulle lampade che costano e fanno pure male. Gran primo tempo! Tascone ha fatto cose incredibili. Meno male che questo ragazzo non gioca come parla, sennò stavamo inguaiati. Voglio dire che non è proprio un fine oratore, ecco. Del resto, lui deve giocare a calcio, mica presentare il Festival di Sanremo? Il suo habitat naturale è il terreno di gioco, dove dà il meglio di sé, dove abbina grinta, forza e anche una tecnica individuale ottima. Nel secondo tempo abbiamo chiuso la partita. A un certo punto, i poveri avversari sembravano, constatata la nostra superiorità, accontentarsi di un punto d’oro. I nostri, vigliaccamente, dopo avergli fatto credere di poter stare tranquilli, che il peggio fosse passato… Eh, niente, li hanno azzannati al collo, come la più feroce delle bestie feroci, della savana feroce. E per l’Akragas non c’è più stato scampo. Non c’è stato scampo per un ex che, in tempi non sospetti e con grande disappunto, ebbe a rimarcare che giammai avrebbe lasciato la squadra siciliana, per tornare da noi a gennaio. Tenne a precisare che sarebbe rimasto lì dov’era, fino al termine del campionato, pregando, altresì, di non mettere in giro voci non vere e lesive, ecc. ecc. Ehm, come dire, contento tu…

È tornato al gol anche Reginaldo. Quanto ci è mancata la sua esultanza! Quanto siamo stati vicini al malore collettivo su quel calcio di rigore. Reginà, ti vogliamo bene, la prossima volta, mettici una puntazza, modello anni ’70, dritto per dritto. Quel pallone nel sette, lo abbiamo visto tutti quanti alto sulla traversa. Vuoi vedere che la dovevi togliere proprio tu la ragnatela dalla porta? Sono finiti gli inservienti dello stadio ad Agrigento?

Sabato c’è un’altra partita fondamentale. Ve lo dico per l’ennesima volta, venite allo stadio e tifate per la vostra squadra. Stiamo vivendo un momento bellissimo, mai vissuto, in tutti questi anni di C (eh, che volete farci, io sono all’antica!). I ragazzi e la società meritano un segno della nostra riconoscenza, del nostro amore. Si gioca di sabato, per cui scuse non ce ne sono. Non è Pasqua, non è la Madonna delle Galline, non è orario di pizza e di uscite con le fidanzate. Lo ammetto, è orario di pennichella. Non vi sembra però che questa città sia già stata fin troppo sopita, fino ad ora? Non vi sembra che abbiate dormito abbastanza, disertando lo stadio, facendo mancare il vostro sostegno alla squadra? Avete la coscienza di farvi un paio d’ore di sonno, con la soppressata sullo stomaco e il bicchiere di vino in testa, mentre un manipolo di giovani valorosi sta provando a scrivere la storia della nostra amata Paganese?

Alberto Maria Cesarano
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