26.10.16

Il punto sul campionato: rinasce il Foggia, Matera irriverente, Casertana in piena crisi.

Tutto si può dire tranne che nel girone C di Lega Pro non sia tutto un susseguirsi di emozioni e colpi di scena. IlFoggia, abbattendo il Monopoli, dà un calcio alla crisi mentre il Lecce cade addirittura in casa di un Catania in piena apnea tecnica e contestato dai tifosi. Per non parlare della Juve Stabia che inizia a raddrizzare anche il suo cammino in trasferta e rilancia le proprie ambizioni di primato diretto.

Devastante il primo tempo della squadra di Giovanni Stroppa contro i biancoverdi. Due gol, tante occasioni nitide e finalmente il gioco di un tempo. Forse proprio questo ha sorpreso un Monopoli notoriamente formato trasferta. Più di gestione la ripresa, che però poteva portare qualche preoccupazione inattesa grazie all'asse Montini-Genchi. Il primo realizza, il secondo ci arriva vicino facendo scorrere qualche brivido di troppo agli spettatori dello Zaccheria. Due lampi e niente più. Perché da quel momento il Foggia chiude i giochi con grande autorità e una tranquillità finalmente ritrovata.

A Catania, invece, il Lecce replica la prestazione incolore di Vibo Valentia. Certo, è stata determinante anche la voglia di riscatto della squadra di Pino Rigoli che ha approcciato già dall'inizio in modo furioso. Evidente il predominio tecnico-tattico degli etnei che, se nel primo tempo non ha prodotto i frutti sperati, nella ripresa si è concretizzato in maniera soddisfacente. E chi è che ha sparigliato ancora una volta le carte col suo talento? Sempre lui, Andrea Di Grazia. Ormai siamo costretti a parlare (e lo facciamo molto volentieri) quasi ogni martedì di questo ragazzo. Numeri, assist a profusione, una traversa e la botta che ha tramortito Bleve per il 2-0: questo il bottino del gioiello classe '96 di Rigoli. Davvero inguardabile il Lecce a fronte di un Catania rinato anche se è troppo presto per ipotizzare una guarigione totale. Di certo la Paganese dovrà stare attenta a questa squadra a cui il Massiminoconferisce qualcosa in più proprio sotto il profilo della convinzione. E lunedì andrà di scena il big match Lecce-Foggia: la giusta copertina per le due regine del girone, che si ritaglieranno su misura un abito da sera raro e pregiato. Impossibile perdersi questo derby.

Inspiegabile, invece, la disfatta clamorosa della Reggina fermo restando i valori di un Matera che farà parte fino alla fine del quartetto delle grandi. Per gli amaranto, peraltro, si è trattato del primo stop stagionale. Ma fanno scalpore i sei schiaffi presi dalla corazzata di Gaetano Auteri al termine di una gara mai in discussione e che ha visto un unico padrone. I numeri dicono che senza Kosnic nelle retrovie "non si cantano messe", ma evidentemente solo de profundis. Però sei gol sono tanti e bisognerà fare in modo che non incidano sull'aspetto psicologico della squadra. Un benefit in tal senso è dato dall'applauso di incoraggiamento della Curva Sud del Granillo a fine partita.

Il Cosenza mantiene la quinta piazza ma non ce la fa proprio ad essere continuo. Dopo aver vinto "fortunosamente" con la Paganese sette giorni prima, è arrivata la dura sconfitta di Andria. Sterile e improduttivo il possesso palla iniziale dei calabresi, che ha fatto solo da apripista ad una prestazione sontuosa da parte azzurra. Al di là dei due gol che hanno deciso il match, la Fidelis ha impartito una chiara lezione di calcio ai silani, sempre leziosi e mai efficaci. Davvero brutto il Cosenza nonostante mister Giorgio Roselli, notoriamente amante del 4-4-2, abbia puntato sul tridente offensivo gettando nella mischia, a gara in corso, anche Baclet e Cavallaro. Ma non è servito.

Continua il momento d'oro del Fondi che, dopo il Taranto, mette ko anche il Siracusa. Meglio tuttavia gli aretusei nel primo tempo, con un penalty sul groppone fallito da Lucas Longoni (bravo il numero uno di casa Paolo Baiocco). Un'occasione arrivata in una fase nella quale i siciliani avevano fatto vedere le cose migliori. Più intenso il Fondi nella ripresa, che ha capitalizzato la propria voglia di vincere e di dare continuità al blitz pugliese. Il Siracusanon si è mostrato quello del primo tempo, anche se ha provato ad aumentare il proprio peso offensivo con Dezai per raddrizzare una gara messasi inopinatamente male. Ma non ci è riuscito.

Un altro pari per l'Akragas che, un po' come la formica, sta mettendo da parte punti preziosi in chiave salvezza. Come col Fondi, il Taranto parte più autoritario nel primo tempo, col Gigante che fa fatica a proporsi e va sotto con una amnesia difensiva sfruttata da Viola. Non è stato un Akragas bello e tante sono state le sofferenze anche per una parte della ripresa prima di vedere una reazione convinta ed efficace. Decisivo Roberto Maurantonio in più di una circostanza e sigillo finale dell'ex Daniele Marino. In sostanza, più due punti persi che uno guadagnato per il Taranto, che ha avuto diverse occasioni per chiudere i giochi (la traversa di Bollino su tutte) e alla fine ha rischiato anche di soccombere. Per i biancazzurri, invece, è il quarto pari consecutivo. Un timido segnale di risveglio per gli ionici, comunque, c'è, nonostante la vittoria manchi da troppo tempo (1-0 all'Andria il 18 settembre).

Pesa invece l'involuzione della Casertana, sconfitta anche a Messina. Davvero negativo il primo tempo dei Falchetti(a parte un inizio incoraggiante), spesso alla mercè dei peloritani, ridisegnati da Cristiano Lucarelli col 4-3-3 con Madonia, che di norma è un esterno, punta centrale (e autore del gol del vantaggio). Il gol dell'1-2 dell'argentino Gaston Ezequiel Corado ha tutto sommato dato vigore ai rossoblù, che nella ripresa ci hanno provato con tutto quello che avevano in corpo. Ma di vere occasioni ne sono arrivate poche, tanto che alla facilità a raggiungere la zona difensiva giallorossa, non è corrisposta quella lucidità necessaria nell'ultimo passaggio e nella rifinitura. E il Messina, controllando senza grossi patemi le operazioni, ha puntato molto sulle ripartenze rischiando anche di calare il tris. E domenica sera al Pinto arriverà il risorto Fondi. Non l'avversario migliore per uscire da questa crisi.

Tra Catanzaro e Melfi era il pareggio il risultato più prevedibile alla vigilia. Un pronostico rispettato. Ma, nonostante il cambio tecnico, i giallorossi hanno evitato anche fortunosamente il ko. Nunzio Zavettieri non avrebbe potuto di certo aggiustare la nave in così poco tempo, essendo arrivato solo a poche ore dal match coi lucani per un ammutinamento di parte del gruppo contro Mario Somma, i cui collaboratori restano per ora a disposizione del neo trainer catanzarese. L'impegno non è mancato, così come una certa dose di buona volontà nelle battute iniziali. Ma questo Catanzaro, che Zavettieri ha rimodellato ad albero di Natale dopo le sperimentazioni con la difesa a tre dell'era Somma, è ancora convalescente e necessita di molte cure per guarire. La beffa è stata evitata solo con un marchio di fabbrica di Carcione: il siluro calibrato dai 30 metri (non impeccabile Gragnaniello nella circostanza). Ma il Melfi, con un pizzico di malizia in più, avrebbe potuto portare a casa tranquillamente i tre punti. E lo avrebbe meritato per una certa superiorità emersa in campo. I normanni, dunque, crescono. Il Catanzaro, invece, è ancora un punto interrogativo da sciogliere. Ma, prima di tutto, occorrerà rimettere insieme i cocci di una truppa all'interno della quale forse non c'è grossa unità di intenti. Zavettieri, in questo, avrà un compito arduo. E poi ci sono i 570 paganti di domenica: il campanello d'allarme, quanto mai assordante, di un ambiente oramai spazientito.

Stefano Sica - © Paganesemania