14.3.16

Le partite dell'orgoglio.


Nella foto, tratta da Sportube, Palmiero viene anticipato sotto rete mentre sta per inzuccare su un cross di Caccavallo

di Nino Ruggiero
La partita con il Cosenza, con le relative note positive ricavate dalla stessa, mi porta a riconsiderare la bontà dei tanti giovani che quest’anno costituiscono la rosa della squadra.

Ci sono sempre stati dei punti fermi nell’inquadratura che hanno costituito l’ossatura della stessa. Parlo di Marruocco, sempiterno portierone dalle mille risorse; di Bocchetti, eclettico e bravissimo difensore che io continuo a preferire a sinistra dello schieramento difensivo; di Carcione, elemento catalizzatore della manovra, nonché regista dai piedi buoni; di Guerri, oscuro lavoratore di raccordo fra difesa e attacco; di Caccavallo, principe del gol, elemento di classe genuina, sprecato per la terza serie; di Cunzi, farfalla impazzita che svaria su tutto il fronte d’attacco senza dare riferimenti alle difese avversarie. A questi va aggiunto subito dopo Sirignano, arrivato a gennaio, ma già punto di forza, completamente integrato nella fisionomia tattica del gioco.

Le squadre si costruiscono dalle fondamenta, come si fa con i palazzi: e quest’anno, per fortuna o per bravura, non lo so, la squadra ha avuto da subito gli elementi cardine che l’hanno caratterizzata fino a questo momento. Dicevo all’inizio della bontà dei giovani che costituiscono l’attuale rosa. Attorno ad autentici mostri sacri hanno trovato spazio giovani di valore come Dozi, Esposito, Deli, Cicerelli che hanno un ruolo determinante nell’economia del gioco.

Non basta. Proprio sabato scorso, nell’incontro con il Cosenza, abbiamo potuto apprezzare la prova di Della Corte e di Palmiero. Entrambi hanno favorevolmente impressionato per la facilità con la quale si sono inseriti negli schemi tattici preparati da Grassadonia. Il primo, Della Corte, è come se giocasse da tempo in questa Paganese tanto è disinvolto e autorevole quando presidia la fascia sinistra e quando si propone in avanti; il secondo, Palmiero, è cresciuto tantissimo e gioca con una semplicità e una spavalderia che lo portano a essere perfino esuberante nel gioco di centrocampo, dove con il suo dinamismo riesce a spalleggiare con autorevolezza le giocate di fino di Carcione. Due giovani, dunque, che sono arrivati sulla rampa di lancio per gradi e che, una volta chiamati all’opera, non hanno per niente deluso le aspettative della vigilia. Grassadonia, anche in questo, ha fatto di sicuro un buon lavoro; valido anche in prospettiva, soprattutto se la società riuscirà a trattenere per il prossimo anno gli elementi considerati adatti a un progetto ambizioso.

I giovani, però, sia detto per inciso, devono però anche saper attendere il loro turno, devono avere pazienza; devono crescere, devono maturare e soprattutto devono saper rubare il mestiere a chi – da vecchio marpione – calca da anni i terreni di gioco.

L’impressione generale, dopo aver assistito a Cosenza-Paganese di sabato scorso, è che lo schieramento a tre in difesa, con Esposito a destra e Della Corte a sinistra schierati in una posizione a fisarmonica, abbia portato benefici alla manovra della squadra; bisogna dare pubblicamente atto a Grassadonia che, davanti alla defezione di Deli, non si è perso d’animo e ha reimpostato sapientemente l’assetto tattico della squadra.

Nel girone di ritorno, dopo aver dato un furtivo sguardo ai risultati, rilevo che la Paganese in nove gare ha conquistato sedici punti; un bottino più che buono per una squadra che deve solo salvarsi e che ha buon diritto al lamento per alcuni punti perduti malamente per strada. Il calcio è così, inutile recriminare: contano i punti, al di là di esibizioni più o meno convincenti.

C’è da dire che la Paganese quest’anno non ha mai deluso contro le cosiddette “grandi”; chiedere per conferma a Foggia, Lecce, Casertana e allo stesso Cosenza.

Ci sono partite che gli azzurro-stellati sanno giocare con l’orgoglio e con il temperamento delle grandi squadre provinciali: quella di sabato prossimo contro il Benevento lo è di certo.

All’andata fu uno a zero per gli stregoni; e un rigore non concesso a Cunzi grida ancora vendetta a distanza di oltre quattro mesi.

Per una partita del genere, tanti anni fa allo stadio ci sarebbe stato il pienone. Mi auguro, quanto meno, che non ci sia il deserto come sta capitando da un po’ di tempo a questa parte.
Allora avanti, per la miseria!

Nino Ruggiero