15.12.15

Le panchine corte.


Nella foto, tratta da Sportube, l’evidente fallo di mani di Diop prima dell’intervento di Esposito che causerà il calcio di rigore

di Nino Ruggiero

Mi hanno insegnato, nei primi rudimenti giornalistici, che trascorso un giorno, dopo l’incontro di calcio domenicale – quindi dopo il lunedì, giorno dedicato agli inevitabili commenti – si deve già guardare alla gara successiva. Ne ho fatto sempre tesoro, ma stavolta faccio uno strappo alla regola; qualcosa devo dirlo sulla gara contro il Lecce.

Il risultato di parità di domenica scorsa, alla fine, non ha accontentato nessuno.

Il Lecce ha recriminato sul gol della Paganese per un fallo commesso da Cunzi sul proprio portiere; la Paganese ha contestato la legittimità del rigore concesso al Lecce, viziato da evidente fallo di mano di Diop un istante prima dell’atterramento da parte di Esposito. La foto qui pubblicata, tratta da un fotogramma di Sportube, rende giustizia alle legittime proteste di parte paganese.

Nel gioco delle parti, alla fine si è evidenziata una sostanziale parità, anche se la Paganese – forte di un secondo tempo disputato finalmente alla grande, anche con veemente intensità agonistica – fino a pochi minuti dalla fine aveva dimostrato di poter reggere il preponderante peso degli attacchi leccesi in virtù di una difesa che ha avuto pochissimi sbandamenti.

In tale ottica, va segnalata l’ottima prova di Rosania che ha disputato una gara eccellente, di certo la più convincente dall’inizio del campionato. Il calciatore ha vinto tutti i duelli aerei con Moscardelli e con Curiale; inoltre ha dato spessore al reparto che si è avvalso anche di un Sorbo più determinato e deciso nello spazzare l’area nei momenti di maggiore pressione avversaria. Una difesa tanto compatta e determinata non si vedeva da tempo. Segno che gli insegnamenti venuti da Grassadonia e Fusco, vecchi mastini d’area, incominciano a dare buoni frutti. Bene così.

Alla vigilia della gara, in tanti a Pagani avrebbero sottoscritto per un pareggio senza pensarci due volte. Troppo forte il Lecce; forte in campo e in panchina, per una Paganese raffazzonata alla bell’e meglio, orfana tutti in una volta di elementi cardine dell’inquadratura come Bocchetti, Carcione e Caccavallo.

Il campo, come sempre, è stato giudice inappellabile. Quello che per il Lecce doveva essere un impegno facilmente addomesticabile, alla fine si è dimostrato un incontro ostico a ulteriore conferma che nel calcio non basta avere buoni calciatori per arrivare al successo.

La Paganese ha dimostrato – fugando tutte le apprensioni venute fuori all’indomani dell’insulsa gara di Matera – di avere cuore e garretti sani; anche quando sembra in difficoltà, riesce a invertire la rotta e a darci dentro come deve fare una squadra che ha nelle sue corde l’animus pugnandi.

Bisogna dire che in formazione ci sono ragazzi di grande cuore e che a volte corrono per due: è il caso di Cunzi, un trottolino, vero moto perpetuo, unduracell in miniatura, intenso interprete sia della fase difensiva che di quella offensiva; e volete che un calciatore tanto generoso, tanto insostituibile, riesca ad essere anche estremamente sempre lucido sotto rete? Suvvia, perdoniamolo se qualche volta manca il guizzo decisivo, quello che fa vibrare le reti.

E perdoniamo anche le pause di Deli, il talentuoso calciatore che a volte sembra assente ed estraneo alla manovra ma che poi con qualche giocata di gran classe, come quella di domenica, riesce a mettere al centro palloni che sono inviti al gol che non si possono rifiutare. Uno spunto del genere, credetemi, è degno di platee di serie superiori.

Passo avanti. Vorrei dire qualcosa sul futuro prossimo della squadra; me ne astengo perché forse è meglio parlarne nella pausa di fine anno.

Si ritorna a giocare di sabato e la Paganese andrà a fare visita al Catania, altra nobile decaduta del calcio italiano. Grassadonia, che giù sconta le assenze pesanti di Caccavallo, Carcione e Bocchetti, dovrà fare a meno anche degli squalificati Esposito, Dozi e Guerri. Non vorrei essere nei suoi panni. 

L’allenatore dovrà fare miracoli per allestire una formazione degna di tale nome da contrapporre ad una squadra che non fa mistero – nonostante l’handicap dei punti di penalizzazione – di arrivare quanto meno ai play-off.

Sarà il giorno dei pochi giovani che sono rimasti in panchina in questa prima parte del campionato; purtroppo scontiamo amaramente una panchina decisamente corta.

Fermo restando che nel calcio non si può essere mai certi di niente, mi pare di poter dire che, con tali presupposti, tutto quello che può arrivare in termini di risultato è del tutto guadagnato.