24.9.12

Le panchine lunghe.

Rubrica Così è anche se non vi pare di Nino Ruggiero

Paganese-Catanzaro, ovvero due gare in una. Due tempi, due partite. Primo tempo quasi un gioco a scacchi: studio esasperato delle posizioni in campo, da una parte e dall’altra. Ritmi lenti, compassati, mantenimento pedissequo e stucchevole dei ruoli studiati a tavolino, mai una mossa fuori dalle righe, mai un passo cambia-ritmo. Ne viene fuori una partita estremamente tattica, lenta, noiosa, dal risultato perfino scontato: tutto all’insegna del guardarsi bene le spalle e di non concedere niente all’avversaria. Logico e inevitabile il risultato di zero a zero con un occhio stranito rivolto a un taccuino malinconicamente vuoto; vuoto proprio del tutto, senza giri di parole e senza iperbole. Non un tiro, non una parata, solo velleitari tentativi di aggirare l’avversario – da entrambi i lati – sempre senza andare oltre le righe di un gioco da tavolino.
Questo non è calcio, questa è una vera e propria partita a scacchi, un gioco dove le pedine non fanno un passo più del dovuto, un gioco noioso, forse anche intelligente ma che con il calcio vero ha ben poco da spartire.
Grassadonia, che nel primo tempo ha avuto tutto il tempo di studiare le caratteristiche dell’avversario, intuisce – al di là del risultato che gli potrebbe anche andare bene, considerata la statura tecnica del Catanzaro – di dover proporre qualcosa di diverso nella seconda parte della gara per dare una scossa alla squadra. Tira fuori Pepe, uno dei tre statici difensori schierati centralmente, e lo sostituisce con Ciarcià che ha altre caratteristiche; una mossa per dare più profondità alla squadra.
La gara si ravviva. La manovra finalmente si sviluppa con verticalizzazioni che portano finalmente Fava e Orlando ad avere appoggi degni di tal nome. E’ tutta la squadra ad avere un sussulto dopo un primo tempo insulso, noioso e irritante.
Comincia a carburare anche la manovra di centrocampo. Romondini non è quello della gara contro il Sorrento, ma è lì, sempre presente, sempre autorevole; si fa vedere, chiede la palla, imposta, chiede il dialogo. Forse è meno preciso, ma il suo lavoro lo svolge anche se – per caratteristiche tecniche – deve purtroppo fare i conti con un terreno di gioco gibboso e poco paragonabile al fondo di un biliardo. Prendono quota anche i due giovani terzini d’ala, Calvarese e Nunzella, che trovano lo spazio giusto per inserirsi partendo dalle retrovie, spazio negato nel primo tempo quando – a causa dello schema tattico adottato – hanno dovuto giocare già avanzati. Qualcosa in più del collega di reparto lo fa Nunzella: dialoga bene con Fava, se ne va sulla sinistra, chiede il triangolo e poi piazza una botta rasoterra di destro che prende il palo pieno alla sinistra del portiere calabrese.
Ma è tutta la squadra che adesso gioca un calcio più lineare e propositivo. La partita si accende e dispensa emozioni. Prima è Marruocco a salire sugli scudi deviando un vero proietto di Benedetti a colpo sicuro, poi, a ripetizione, sono Orlando e Caturano a tentare il colpo di testa risolutivo senza avere molta fortuna. Finisce zero a zero con qualche inevitabile rimpianto da parte paganese, per quello che poteva essere e non è stato. Ma il calcio è questo: una domenica giochi bene e perdi o pareggi, un’altra giochi male e arrivi alla vittoria, un’altra ancora – e forse è il caso di adesso – giochi abbastanza bene ma trovi sulla tua strada una squadra ben quadrata e non puoi che imprecare per una fortuna non proprio amica.
Si vince, si perde, si pareggia. L’importante è avere la consapevolezza di poter contare su una squadra composta da ottimi elementi, forse la più completa ed eterogenea di tutti questi anni di gestione Trapani. Una squadra che si può permettere il lusso di avere in panchina elementi del calibro di Scarpa, Tortori, Ciarcià, Girardi e Caturano, atleti che farebbero la felicità di tanti club di categoria. Quando si dice: panchina lunga…
C’è grande equilibrio di valori in questo campionato. Più grande ancora deve essere l’equilibrio tattico con cui la Paganese dovrà affrontare le varie gare che si presenteranno. Avere equilibrio vuol dire avere consapevolezza delle proprie possibilità, avere conoscenza degli avversari e riuscire a disporre tatticamente la squadra in modo accorto e intelligente. Ogni partita ha una storia, sia ben chiaro; ogni domenica è una partita diversa. Una mossa che hai trovato perfetta la domenica precedente può risultare controproducente la domenica successiva: questo è il calcio. Se fai una mossa e ti va bene, sei un genio; se la mossa risulta poco felice, allora hai sbagliato tutto. E’ il risultato finale che condiziona lo stato d’animo dello spettatore; questo ricordiamocelo sempre. Importante però è avere contezza di essere competitivi: e la Paganese di quest’anno lo è.
Ritornando alla gara con il Catanzaro, nella seconda parte ho visto una squadra che ha tutti i requisiti per disputare un buon campionato. Ottima la difesa, con Marruocco sempre tempestivo edautorevole, Ottimi i due centrali difensivi Fusco e Fernandez che si integrano alla perfezione denotando anche una condizione atletica invidiabile. Buone anche le risultanze che arrivano dai due esterni difensivi che mi piace continuare a chiamare terzini d’ala, Calvarese e Nunzella. Nel secondo tempo i due hanno riacquistato la loro vera dimensione, dopo aver penato nella prima parte della gara a causa di una posizione in campo troppo avanzata per loro che amano proporsi a sorpresa in avanti.
E’ a centrocampo che qualcosa non ha girato al meglio. Ma bisogna dare tempo a Romondini e Soligo, supportati da un Neglia meno brillante del solito, di prendere i tempi e la condizione giusta. In avanti stavolta ho visto un Orlando più grintoso, più battagliero, più presente; forse ancora non è il calciatore implacabile sotto rete dello scorso anno, ma bisogna anche considerare che le difese avversarie di quest’anno sono ben più agguerrite rispetto a quelle di Seconda Divisione. Il tutto sempre tenendo presente che Grassadonia ha altre soluzioni di tutto rispetto proprio per il reparto offensivo.
Domenica giochiamo ancora in casa con il Gubbio. Una vittoria non guasterebbe.

Nino Ruggiero