26.12.07

Ma Scarpa resta o se ne va? (di Nino Ruggiero).

I tre punti sono nel sacco: tutto il resto non conta. Il palato fine della tifoseria di casa può rimandare il gusto dello spettacolo o della decenza – che è termine più appropriato, anche se non proprio elegante – ad altri appuntamenti. Di riffe o di raffe, come si dice in gergo nostrano, la Paganese conquista i punti in palio che le consentono di sorpassare in classifica gli stessi avversari odierni e di guardare con più ottimismo al futuro. L’impegno, come al solito, è totale; in una gara decisiva per i futuri destini del calcio locale, i ragazzi in maglia azzurro-stellati non lesinano i loro sforzi ed alla fine ce la fanno. Ma che sofferenza, ragazzi! Il Lecco se ne sta buono buono per tutto il primo tempo rintanato nella propria metà campo più per scelta tattica che per costrizione di gioco; ma in contropiede punge, e come! Ci pensa Botticella alla mezzora a neutralizzare un velenoso colpo di testa ravvicinato di Vieri; il pallone deviato dal portiere termina sulla parte alta della traversa. La Paganese pigia il piede sull’acceleratore ma la sua manovra è scontata. I lanci lunghi che partono dalle retrovie per Scarpa oramai sono un refrain che conoscono tutti. Uno dei pochi ad ignorarlo deve essere proprio l’allenatore del Lecco che nella prima parte della gara non predispone alcun marchingegno tattico per frenare le prevedibili sfuriate sulla fascia dell’estroso attaccante paganese. A Scarpa non pare vero di avere a che fare con un solo marcatore diretto; lo salta come e quando vuole proponendo più di una volta cross dosatissimi al centro. E quando il povero Campi non ce la fa più è costretto al fallo sistematico che non sempre viene rilevato dall’indulgente Paparazzo di Catanzaro. La partita sembra una specie di sfida personale di Scarpa nei confronti di tutto il Lecco. Appena in possesso di palla, gli uomini in maglia azzurro-stellata seguono il clichè che al momento sembra il più congeniale: palla lunga e pedalare. Il centrocampo viene ancora una volta saltato. Quelle rare volte in cui la squadra cerca di proporre un’azione corale, si imballa ed al massimo concede un paio di passaggi laterali alla platea. Ma queste cose si sanno già, è inutile rivoltare il coltello nella piaga. Chiappini, costretto dalla classifica ad impostare una gara di attacco, schiera Cossu a ridosso della difesa con Muwana sulla fascia laterale destra e con Guarro a sinistra. Ma il gioco latita. Cossu svolge un buon lavoro in fase di recupero; lotta su ogni pallone che transita nella sua zona, ma non incide mai nel gioco di costruzione.
Encomiabile il suo impegno e la sua dedizione tattica; alla fine risulterà fra i migliori per energie profuse. I centrocampisti di mestiere, i cervelli però non si inventano; ma questa è storia vecchia, è inutile rimarcarlo ancora una volta. Muwana è un giovane niente male; è quello che più di tutti sembra avere una grande freschezza atletica ma sulla fascia proprio non si ritrova. Le ali, come erano classificate una volta gli atleti che dovevano andare a fondo campo per proporre il cross o per saettare a rete, hanno caratteristiche specifiche. Queste benedette caratteristiche o si hanno o non si hanno: è inutile girarci attorno. E Muwana, nonostante l’impegno e la buona prova complessiva, ha fatto capire che in tutti i ruoli può giocare, fuorché sulla fascia. Guarro appare subito in difficoltà tattica, lui che nelle ultime gare si è sacrificato in un gioco oscuro di contenimento; una sanguisuga che concede poco all’avversario che incontra sulla sua strada. Ma oggi c’è ben poco da contenere; bisogna proporre il gioco, un mestiere difficile per chi ha altre caratteristiche tecniche. L’impegno, come al solito c’è; sotto questo aspetto il giocatore è encomiabile.
Ma allora, starete chiedendovi, come ha fatto a vincere questa Paganese? Semplice, ha giocato puntando tutto sul suo cavallo migliore: Francesco Scarpa. Un purosangue imprevedibile che quando parte non conosce ostacoli: un calciatore universale, bravo sia quando deve rincorrere – senza esagerare - l’avversario in possesso di palla, sia – soprattutto – quando deve puntare la porta avversaria. Oggi Scarpa, con tutto il rispetto possibile per gli attuali componenti della rosa, rappresenta mezza squadra. Se n’é accorto pure lo svanito allenatore del Lecco che nel secondo tempo ha cercato in tutti i modi di frenare l’impeto del giocatore. Troppo tardi, però! La squadra era in vantaggio di una rete e si aprivano praterie senza confini per il micidiale contropiedista paganese. A fine gara un amletico dubbio, frammisto ad un comprensibile timore ha assillato il pubblico e forse ancora lo assilla: ma questo Scarpa resta o se ne va? Boh!.

Nino Ruggiero - Cronache del Mezzogiorno